L’#ISPRA poco tempo fa ha presentato i nuovi dati 2020 sul consumo di suolo in Italia e in sintesi…l’aumento del consumo di suolo non va di pari passo con la crescita demografica.

In poche parole, in Italia cresce più il cemento che la popolazione.

Non c’è un legame quindi tra popolazione e nuovo cemento e si continua ad assistere alla crescita delle superfici artificiali anche in presenza di stabilizzazione, in molti casi addirittura di decrescita della popolazione.

È come se ogni nuovo nato italiano portasse nella culla ben 135 mq di cemento.

Un dato da non sottovalutare a causa dei vari rischi che ne conseguono.

Infatti, l’aumento della densità del costruito a scapito delle aree agricole e naturali, causa la perdita di superfici naturali all’interno delle nostre città, superfici preziose per assicurare l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto, oltre che una perdita di produzione agricola e danni economici.

Parlando di questo argomento, non significa, tuttavia, condannare l’economia edilizia o la progettazione di nuove architetture, anzi significa non confondere l’arte del progettare e del creare nuove opportunità per l’uomo con il rischio, molto diffuso, di costruire sistemi edilizi a danno dell’equilibrio sociale ed ambientale.

Insomma, non progettare e costruire distruggendo il nostro ecosistema, ma conciliare gli aspetti della progettazione con la dimensione ambientale e naturale, realizzando una “#cittàverde”.

Quindi rinverdire le nostre città attraverso la simbiosi di architettura e natura dove grandi spazi urbani permettono all’uomo di vivere a stretto contatto con l’ambiente, ma senza rinunciare agli innumerevoli comfort della contemporaneità.

Però c’è da dire che spesso la volontà di ricreare un forte legame con la natura porta a realizzare esclusivamente delle nuove costruzioni green, che se da un lato vantano una spiccata sostenibilità ambientale, dall’altro non sono che il frutto di un’ulteriore edificazione.

Un modello virtuoso da adottare invece è quello di rimodulare gli spazi urbani, attraverso un approccio di rigenerazione delle città, con gli inevitabili apporti di demolizioni, ricostruzioni e riconversione degli edifici già esistenti.

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