Tra i vari rischi climatici, non bisogna escludere le ondate di calore.
Si perché il 2011-2020 è stato il decennio con le temperature più alte mai registrate, e cosa non poco importante è che queste temperature elevate diventeranno molto più intense.
Lo fa notare C40, rete delle più grandi città mondiali impegnate ad affrontare il #climatechange che segnala come già oggi Il Cairo, capitale dell’Egitto, registra temperature medie estive di 34 ˚C.
Durante le onde di calore, le temperature hanno raggiunto i 48 ˚C.
Entro il 2050 questo sarà un evento molto più comune in tutto il mondo.
La cosa che contribuisce a rendere questa situazione ancora più grave sono le “ISOLE DI CALORE” che sono quelle con cui hanno a che fare la maggior parte degli esseri umani.
Ma cosa sono?
E’ un fenomeno che riguarda la città e sta a significare un microclima più caldo all’interno delle aree urbane cittadine, rispetto alle circostanti zone periferiche e rurali che non colpisce solo le MEGALOPOLI, anzi, come dimostra l’#EPA – l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, le sacche di calore possono formarsi in condizioni disparate, di giorno o di notte, in città piccole o grandi, ma anche in aree suburbane, in climi settentrionali o meridionali e in qualsiasi stagione.
Quali sono i fattori scatenanti?
Il poco verde nelle città è al primo posto.
Alberi e vegetazione tendono a raffreddare l’aria fornendo ombra, facendo traspirare l’acqua dalle foglie delle piante e facendo evaporare l’acqua superficiale.
Tetti, strade, edifici, marciapiedi e parcheggi forniscono meno ombra e umidità dei paesaggi naturali e quindi contribuiscono all’innalzamento delle temperature.
Gli stessi materiali usati per costruire case e infrastrutture concorre al fenomeno.
Spesso, infatti, le isole di calore si formano durante il giorno e diventano più pronunciate dopo il tramonto a causa del lento rilascio di calore dai materiali urbani.
La stessa struttura urbana amplifica il problema.
Città con molte strade strette, le dimensioni e spazi tra gli edifici all’interno di una città bloccano il flusso del vento e quindi costituiscono grandi masse termiche che non fanno disperdere facilmente il calore.
Tra le cause, naturalmente, c’è anche il calore generato dalle attività umane.
Dai veicoli, ai condizionatori d’aria, è tutto un aggiungere caldo a caldo, per non tralasciare, come ho già detto prima, fenomeni climatici e meteorologici.
Vivere in condizioni climatiche sempre più estreme è un fattore di rischio per la salute assai pesante, basti pensare che nel 2019, nella sola Francia sono morte quasi 1500 persone a causa del caldo record dell’estate.
Come intervenire?
L’elemento vincente è la natura, con l’installazione di tetti verdi, giardini verticali e anche se sembra scontata, bilanciando sempre le superfici costruite con la realizzazione di aree verdi urbane, inserendo parchi e aree dedicate alla vegetazione, che non solo restituiscono spazi utili alla socialità, ma contribuiscono al controllo microclimatico urbano, favoriscono l’evaporizzazione, l’assorbimento di agenti inquinanti e la riduzione di polveri sottili.
Per cui ancora una volta la natura ci viene in aiuto, un elemento ormai imprescindibile a cui bisogna tornare per poter vivere meglio.
https://wisesociety.it/ambiente-e.../isole-di-calore-urbane/